LABOR

Il tuo lavoro è anche il mio

Intelligenza artificiale.

Una risorsa umana?

Care lettrici e cari lettori, per me è sempre un piacere ritrovarci in questo appuntamento mensile qui su Labor, il blog che parte da spunti legati alla Consulenza del Lavoro, per poi ampliare il suo raggio a temi che riguardano più in generale la nostra società. In questo nuovo articolo, vorrei parlarvi di un tema molto attuale, un tema di cui ormai parlano in tanti e che immagino abbia toccato, in un modo o nell’altro, anche il vostro ambito lavorativo. Sto parlando di AI, acronimo inglese che in italiano traduciamo con l’espressione, oggi tanto in voga, Intelligenza Artificiale.

Oltre a essere entrata nei nostri smartphone, nelle nostre auto, nelle nostre case, infatti, ora è addirittura entrata nel nostro lavoro. Ebbene sì, anche nel mio e in quello di tutte le persone che si occupano di risorse umane. È proprio di questo che parleremo nei prossimi paragrafi: intelligenza artificiale e risorse umane.

Due visioni generali sull’AI: da sogno a realtà o da sogno a incubo.

La tecnologia dell’intelligenza artificiale, inizialmente arrivata nel nostro immaginario come una fantasia, frutto di immaginazione fantascientifica, pian piano, e dopo numerose sperimentazioni e affinamenti, è diventata realtà. Una realtà che alcuni hanno accolto con grande entusiasmo, altri con grande preoccupazione. Verrebbe dunque da chiedersi il perché di questa grande differenza di vedute. Forse, come sempre accade con tutte le innovazioni, quello che non conosciamo ci spaventa, finché non capiamo bene come funziona e come può esserci utile. Proviamo a pensare, infatti, al grande apporto che l’intelligenza artificiale ha dato, è sta dando tuttora, in campo medico. Il suo utilizzo ha consentito di migliorare le prestazioni, la precisione di numerosi interventi, nonché di fare passi avanti importanti nella ricerca. Quindi, direste mai che l’AI è un pericolo per i chirurghi? Non credo. Una volta che il settore medico sanitario ha compreso al meglio come utilizzare opportunamente la tecnologia, questa è presto diventata un potenziamento del sapere e della competenza umana, quindi un aiuto notevole e non certamente un pericolo. 

È tenendo a mente questo benchmark che ho provato ad analizzare la questione AI in un ambito che personalmente conosco molto bene: quello della Consulenza del Lavoro e, di conseguenza, delle risorse umane.

Chat GPT e recruiting: un particolare punto d’incontro.

Avete mai sentito parlare di Chat GPT? Probabilmente sì, ma vi do comunque una breve definizione:

un sistema di intelligenza artificiale che utilizza il deep learning (una tecnologia che permette a computer e software di imparare da esempi) finalizzata alla generazione di testi coerenti e contestualmente appropriati.

Oggi, Chat GPT rappresenta senza dubbio uno dei modi più semplici e veloci per utilizzare l’AI nel proprio lavoro, perché di facile utilizzo davvero per tutti. Non richiede particolari competenze e, inoltre, ha la capacità di rispondere a domande, fornire informazioni e svolgere calcoli e compiti linguistici di varia natura. In poche parole, è un assistente virtuale basato sull’intelligenza artificiale, in grado di dialogare con gli utenti. Cosa c’entra tutto questo con il recruiting e le risorse umane? Partiamo da una presupposto: oggi siamo ancora molto lontani dall’avere una tecnologia capace di sostituire completamente alcune attività, come per esempio la selezione e la valutazione delle risorse umane, penso però sia possibile utilizzare questa tecnologia per assisterci e velocizzare il lavoro, riducendo inoltre le possibilità d’errore. Infatti, tra le diverse funzioni, ci si potrebbe tranquillamente rivolgere a Chat GPT per:

  • fare una prima scrematura delle candidature dei CV. Inserendo il giusto prompt (comando) con le caratteristiche richieste dalla posizione e i profili di chi si è candidato, si può generare rapidamente un quadro dell’affinità tra candidature e profilo ricercato;
  • costruire la job description perfetta. Sarà sufficiente fornire a Chat GPT le competenze ricercate per la posizione in oggetto;
  • inviare comunicazioni automatiche in base allo status delle persone candidate. Una volta creato un database con tutti i contatti, e aggiornandolo costantemente con tutte le interazioni avute con le persone, l’HR può gestire rapidamente le comunicazioni, le informazioni e le valutazioni dei candidati.

Queste sono solo alcune delle cose che è possibile fare sfruttando in maniera opportuna Chat GPT, soprattutto perché si tratta di mansioni ripetitive che sottraggono tempo ed energie, utilizzabili invece per svolgere attività in cui l’apporto umano e l’intelligenza emotiva sono assolutamente necessari. Resta in ogni caso indispensabile, sempre e comunque, l’intervento umano per una revisione approfondita. Di base, sono sicura che proprio i dipartimenti HR debbano essere inclusi in questi processi di digitalizzazione, perché si tratta di un cambiamento culturale che deve coinvolgere tutti i settori delle aziende. Azzardo anche un altro pensiero:

le HR potrebbero addirittura essere il motore di questa evoluzione, utilizzando la tecnologia per portare a bordo le persone e le competenze necessarie o per formare i lavoratori già presenti in azienda. 

AI e lavoratrici donne.

A proposito di sostituibilità, purtroppo, secondo un rapporto del McKinsey Global Institute, entro il 2030 l’automazione farà perdere il posto a milioni di lavoratrici. In particolare, l’AI porterebbe a una riduzione dei posti di lavoro nel supporto d’ufficio, nel servizio clienti e nei servizi di ristorazione, ovvero in quei settori in cui le donne sono impiegate in una percentuale maggiore. Il rapporto ci dice inoltre che saranno soprattutto le lavoratrici e i lavoratori con i salari più bassi a essere superati dall’intelligenza artificiale. D’altra parte, sempre secondo gli analisti che hanno lavorato allo studio,

l’apporto maggiore dell’AI generativa non sarà quello di eliminare un numero significativo di posti di lavoro, ma soprattutto quello di migliorare il modo in cui lavorano i professionisti STEM (cioè specialisti nelle discipline scientifiche: scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), i creativi, gli esperti economici e legali.”

E a questo punto, di fronte ai possibili scenari futuri, la domanda che ci si pone è la seguente:

cosa faranno le persone che verranno sostituite dall’intelligenza artificiale?

Ci sono diverse ipotesi anche su questo tema, ma l’unica cosa certa è che l’industria lavorativa si dovrà assolutamente confrontare con una sfida cruciale e iniziare a prepararsi per migliorare le competenze dei lavoratori in quest’ottica, magari con particolare attenzione alle donne.

Sostenibilità reale.

Sicuramente, la cosa più intelligente da mettere in campo in questi casi è l’approccio. È evidente che l’essere umano continua a detenere un ruolo centrale nel lavoro, anche nella gestione delle risorse umane. L’intelligenza artificiale, però, può rappresentare un prezioso alleato, se programmata non tanto per liberare tempo a chi lavora, ma per aiutarci a ricostruire il tempo del lavoro, in modo più efficiente per gli obiettivi aziendali e più sostenibile per le persone. È proprio in questo modo che ci si potrebbe concentrare su attività che richiedono un certo grado di sensibilità, non certo la freddezza della tecnologia. L’intelligenza artificiale non potrà mai sostituire quella umana, ma va piuttosto vista come un supporto per prendere decisioni data driven. Queste due forme di intelligenza sono intrinsecamente diverse: l’AI eccelle nell’elaborazione di dati regolari e modelli statistici, mentre il cervello umano è insostituibile quando si tratta di affrontare eccezioni e situazioni inaspettate, grazie anche alla creatività e alla capacità di giudizio. La nostra intelligenza ci permette di comprendere gli altri, condividere emozioni e soprattutto di persuadere, capacità che l’intelligenza artificiale non possiede (o possiede, ancora, solo in parte). Queste qualità umane uniche sono fondamentali per creare relazioni e instillare fiducia. Tutta la tecnologia, inclusa l’AI, ci aiuta nelle attività ripetitive, permettendoci di concentrarci sul valore aggiunto che possiamo offrire alle aziende attraverso le nostre competenze umane uniche.

Spero che questo articolo vi abbia aperto degli utili punti di vista sul tema e non vedo l’ora di leggere i vostri pensieri.

Grazie per la lettura. 

Stefania

Sei in cerca di un Consulente del Lavoro a Cagliari?

Se hai bisogno di aiuto nel definire l’assunzione di un dipendente, gestire le paghe o trovare nuove opportunità di finanziamento per la tua azienda, scrivimi.
Io o un mio collaboratore ti ricontatteremo al più presto per fissare un incontro.